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Il maiale incipriato

Narra di Francia un'antica leggenda,
che luogo ebbe in passato remoto,
a noi tramandata da cantòre ignoto
per scongiurare degli ìnferi agenda:

dopo avèr alte fiamme, ridendo, appiccato
ai più sacri templi, ormai millenari,
un personaggetto, che i nobili altari
dell'etica avèa nemmèn lungi mirato,

riuscì, con l'inganno, d'assai alto trono
il serto a carpire, da cui con perfidia
fulminava a tutt'ore, tramando insidia
contro ogni persona dall'animo buono.

Chi era costui? Demoniaco maiale,
dal fango che fuoco emana inestinto,
ove s'accrebbero, in làido recinto,
sue brame smodate di belva infernale:

sol per truccare quel sùdicio muso,
denari a catèrve del pòpol gettava,
ma tutto l'erario dilapidava,
ad ogni capriccio cedendo più astruso;

parrucche in fil d'oro procurava sovente
a scimmione decrèpito di lui infatuàto,
di lui ancòr più antico, parimenti inviato
pe'l mondo a operare qual diabòlico agente!

Per alcuni anni tenuto a guinzaglio
fu da biechi usurai di vaste ricchezze,
poi commètter decise maggiòr nefandezze,
in marcia ponendo l'abissale suo raglio:

appena ottenuto ebbe scettro del mando,
iniziò a malmenare studenti ribelli,
in scuole stroncando i moti novelli
che, avendo compreso, volèanlo già al bando!

Peraltro, financo degli artisti migliori,
come pur di qualsìasi superiòr sentimento,
beffe facèasi con maiàl reggimento
il cui sterco imbrattava gran capolavori!

Ma i nemici giurati, che più perseguitò,
cavalieri eran d'òrden di giallo ammantato:
li scacciò con esercito che reclutato
avèa dall'inferno che ante lo vomitò,

indi ogni protesta, anco se d'un vecchìno
la cui fame non era da limosna saziata,
con manganello era presto schiacciata,
al cenno di cotanto immoràl damerino.

Quando un complotto scoppiò poi globale,
per grinfia abusiva di demònico foro,
il porco incipriato s'unì forte al coro
che offendeva e vessava bontà razionale:

«Voglio immelmare ogni brava persona!»
strillava istèrico, di ruìna presàgo,
mentre lodava capronìssimo drago
d'iguale natura, crudèle e cafona,

il quale avea sparso, in landa vicina,
orrore e morte in pòpol di pecorelle,
mentre vil matta mummia ridèa a crepapelle
quando in Averno cedèan lor tesserina;

in breve di dèmoni era un trio abissale,
giunto per briga a troppo alto potere,
ma già nella ghiaccia di sotto al braciere
contrappasso in etterno s'apprestava infernale!

Ai loro empi riti, qual scemo, s'univa
un guercio gorilla che pareva un pirata
per nera pezza e che volle strozzata
secolare e gloriosa locomotiva;

babbuino demente come servo tenevano,
che, in vigile attesa, con corvi parlava,
mentre alle pecore, feroce, iniettava
necromàntico intruglio che i saggi temevano;

d'altrònde, il tratto che più li accomunava,
in aggiunta di zolfo all'indecente fetore,
era spietato e disumano livore,
a distruggere intento qual demònica clava!

Un giorno, trònfio, dopo che ombretto
s'ebbe posto per darsi un tono più serio,
scellerata ebbe idea di gran putifèrio
causare, innescando cataclìsma perfetto:

a possente sovrano, che immenso orso bianco
cavalcava da lustri, volle in malo dì guerra
dichiarare, invitando ciascuna terra
ad unirsi in conflitto, ma ormai molto stanco

era ogni pòpol di sostenere un buffone
che solo denaro e polvo ingurgitava,
mentre altre genti persìn minacciava,
nel silenzio di mummie demoniache e sorniòne!

Di plàtino e d'oro scorrevano, lesti,
fiumi per tutta la rosa dei venti,
in un susseguirsi, peggiorando, d'eventi,
che anticipàvan fati orrendi e funesti:

intanto il dragaccio, ognòr più scostumato,
fuoco sputava, planando sull'ali,
esigendo forgiare ordigni mortali
con àrduo denaro da ciascùn risparmiato!

Superfluo è qui dir che imbellettato maiale
nominò un bambolotto di porcellana
come gregàrio, pièn di gloria vana,
ostìle del tutto al pensièr razionale:

con nero ciuffetto, che il vuoto copriva,
squittendo con voce di viltàde piena,
pronta auspicava e inflessibile pena
per chi necromàntico intruglio aborriva!

Non solo: quel sorcio, in aula deserta,
i pochi uditori lasciò raggelati,
con grida di guerra e quadrati uncinati,
che di civiltà causarìan fine certa!

Sì losco intrìgo sol parèa volto ai fini
d'un podèr ben più vasto ed articolato,
nell'ombra cresciuto e sempre orientato
a travisare l'umano per ottenèr burattini:

burocrati folli e biechi stregoni,
guidati da Ùrsula, stregaccia del mare,
oramài senza posa intenta a occultare
infàmi contratti che asservìano ai demòni!

Ma colà, nella notte, ove l'alma più geme,
tra tenebre dense e infinito squallore,
ecco, pian piano, subitàneo fulgore
monta in crescendo e divampa la speme:

similmente, torpore lasciò il passo a coscienza,
pecorelle destando a persone reali,
che in breve scacciarono le belve infernali,
dai troni svellendo tal mala semènza!

Così, almeno, il poeta per noi tramandò,
cesellando il racconto in caratteri arcani,
da orientàl drago ispirato, dai baffi castani,
il cui magico fàscino vita in Arte soffiò.