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Lo gnomo e il furetto

Nel giardìn delle Muse, in tempo lontano,
un giòvin poeta, sotto ciel soleggiato,
con piuma scolpiva bell'artigianato,
vita a carta donando con fèrvida mano:

tra elfi e i più vari abitanti del bosco
il tempo spendèa, laborioso operando,
alcuni più ch'altri per natura stimando,
ma senza che avesse colà algùn dì fosco.

Mentre sen gìa ad un campo dappresso,
imago s'offerse che lo fe' sobbalzare,
e tutte sue forze dovette invocare
per non venir meno, da gran tema oppresso:

quel che gli parve uno gnom da giardino
con modi sgraziati e presenza spiacente,
da un fungo spuntato era improvvisamente,
paonazzo schioccando di cuoio un frustino!

«Silenti e mediocri! Perché tanta Arte?!»,
con isterici strilli ai cieli scassava
i timpani e con ossessa tigna sbraitava
a chi d'acquerelli ponesse altrui a parte:

lo gnomo intendeva da ogni giardino
qual erbaccia estirpare lo stil raffinato,
anzi, per dirla in modo accurato,
che ognùn copia uscisse da gnomesco stampino!

A lui spesso accanto, infausto compare,
un rissoso furetto, di pepe cosparso
tanto quant'era d'intelletto ben scarso,
volle aggregarsi, senza posa a ringhiare

ogni quando vedesse persona studiosa,
ché in odio tenèa qualsivoglia cultura
e, con stizza più accesa, dei libri lettura,
che a bestia parèano assai fùtil cosa.

Lo gnomo dell'Arte, di Studio il furetto
era avversario d'intaccabil granito:
in loro pareva, a colt'occhio basito,
scorger, pur tristo, binomio perfetto!

Antichi ed oscuri dragòn maledetti
volavan nel mondo con ìmpeto ardente,
e al giungere d'uno, fatal e repente,
alcuni mostràronsi seguaci diletti:

lo gnomo, il furetto e iena lor pari
del mostro spietato lodavano il male,
con sprezzo schernendo ogni buon animale
che per via difendesse i princìpi più cari!

Nube ferale, da gran belva sprizzata,
coprì tutto il cielo della tinta più oscura,
mentre in parvenza quasi ogni creatura
si trasformava in scimmietta ammaestrata:

per tutta una landa, violenze indecenti
come incubi apparvero, ché la brutalità
del drago demònico a gran volontà
era imitata dalle scimmie obbedienti!

Mano fraterna contro innocente s'ergeva,
nel sabba d'incontàbili gnomi e furetti,
che per tanta malizia in cuor lor maledetti
furon dal Cielo, che mirava e scriveva:

«Inferno l'antico oscur drago già attende,
negl'ìnfimi cerchi in etterno a gelare,
prossimo a quel che riuscì bene a imitare
e che in fondo all'Abisso sue ali distende!»

Ciò vide il poeta, in arcana visione
che profetò il Cielo sotto auròr boreale,
e i buffoni e gli schiavi del drago infernale
pur scorse tra il gelo d'infuocata legione:

che il libero arbitrio esista, è ben noto,
e chi al mal obbedisce de' pianger sé stesso
nel dì in cui inveìva contro misero oppresso,
a Umanità preferendo dei dèmoni il vuoto;

per contro, i virtuosi che mai hanno ceduto
all'oscuro tsunami e alle lusinghe infernali
non marchio di bestia, ma di farfalla bell'ali
potràn dispiegare su un mondo men bruto.